SORVEGLIANZA SUL POSTO DI LAVORO NEGLI USA : FILTRI PER BLOCCARE L’ACCESSO AD INTERNET DA PARTE DEI DIPENDENTI

L’impiego di Internet sul luogo di lavoro è soggetto a restrizioni e controlli crescenti negli USA. Aumenta, infatti, il numero delle imprese che per accrescere l’efficienza dei dipendenti installano filtri in grado di bloccare l’accesso a siti web non connessi alla materia lavorativa.

Si tratta di filtri in grado di bloccare l’invio di SMS ovvero di limitare il tempo disponibile per la navigazione in rete, oppure di impedire l’accesso a determinate categorie di siti web; tuttavia, mentre in passato le imprese che producevano questi filtri si concentravano su dispositivi in grado di impedire l’accesso a siti contenenti materiale pornografico o violento, oggi il panorama è più differenziato. Generalmente le società, almeno negli USA, prevedono inizialmente di bloccare l’accesso ai "sanzionabili sei": le sei categorie di siti web ritenute meno appropriate, ossia pornografia, giochi d’azzardo, attività illegali, siti che contengono materiale violento, di cattivo gusto o tale da incitare all’odio. Successivamente, per aumentare la produttività, la gamma di filtri possibili viene ampliata impedendo ai dipendenti, per esempio, di utilizzare SMS o di scaricare file MP3.

Secondo le stime dei responsabili delle aziende operanti nel settore, fra il 30 ed il 40% del traffico su Internet non è legato all’attività svolta da imprese ed enti governativi. Naturalmente le aziende che producono i dispositivi di filtraggio sono le più solerti nell’applicare questa politica restrittiva; nel resto del mondo imprenditoriale sembra invece che le opinioni sull’opportunità di allargare il raggio di azione dei dispositivi di filtraggio siano maggiormente sfumate. Si fa notare da più parti, infatti, che imporre limitazioni eccessive non comporta automaticamente un aumento della produttività. Senza contare che la tecnologia alla base dei programmi utilizzati per bloccare l’accesso alle varie categorie di siti "sconsigliati" non è esente da pecche: ad esempio, è avvenuto in alcuni casi che il blocco riguardasse anche siti classificati per errore come pornografici o comunque impropri dal programma di filtraggio.

Un aspetto importante del problema è connesso alla tutela della privacy. Benché il datore di lavoro negli USA possa legittimamente limitare o controllare l’impiego di Internet qualora ne fornisca l’accesso ai dipendenti, questi manifestano spesso preoccupazione per il rischio di essere sorvegliati in tutti i loro spostamenti online. In effetti, il pericolo principale, come sottolineato dal presidente del National Work Rights Institute, è che il datore di lavoro, cercando di gestire un problema reale, finisca per aprire una finestra sulla vita privata di ogni singolo dipendente. Un approccio più indicato, in questo senso, potrebbe consistere nel fissare dei limiti temporali per la navigazione su Internet anziché nel sorvegliare tutti i movimenti del dipendente online. Il dipendente potrebbe quindi utilizzare la pausa-pranzo o altri momenti a ciò deputati per navigare online e cercare le informazioni che gli interessano, senza dover temere di essere continuamente sorvegliato dall’azienda.

(Ndr: Ripreso da un articolo di Joanna Glasner su Wired News del 18 marzo 2002)