Garante per la protezione
    dei dati personali

Comunicato Stampa

Telemarketing selvaggio? Colpa della legge inadeguata

Soro: "Il consenso è dato per acquisito, consumatoriindifesi"

 

Intervista ad Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezionedei dati personali


("Il Mattino", 28 gennaio 2015, di Gigi Di Fiore)

 

È dal giugno del 2012 presidente dell'Autorità garante per laprotezione dei dati personali. Antonello Soro conosce bene il problema deltelemarketing, l'invasione delle telefonate dei call center nella vitaquotidiana di tutti. Nessuno se ne salva, ognuno ha ricevuto e riceveintrusioni non gradite da chi cerca di piazzare servizi e prodotti.

 

Presidente Soro, ricevete moltesegnalazioni su chiamate indesiderate?

"Direi che sono molte, ma le violazioni sono molte di più.Va tenuto conto che gli italiani, statisticamente, fanno poco ricorso alletutele assicurate dalle istituzioni di garanzia dei propri diritti".

 

Ha un dato aggiornato di segnalazioniricevute?

"Siamo a oltre 5mila nel 2014. Attualmente, ne abbiamo 1400in lavorazione. Su questi fascicoli, è in corso una complessa attivitàdell'ufficio".

 

Perché sono aumentate così tanto letelefonate di telemarketing in Italia?

"Il problema vero è l'insufficienza delle norme vigenti in materia.L'attuale sistema normativo, che abbiamo inutilmente contrastato, hasostituito, abolendolo, il regime di consenso preventivo alle offertecommerciali. Prima, chiunque avesse un numero in un elenco pubblico, dovevadire se gradiva che fosse contattato per offerte commerciali. Ora, il consenso èpresunto".

 

La difesa agli abusi non è il registrodelle opposizioni

"Sì, ora un cittadino, che ha il proprio telefono in unelenco pubblico, può iscriverlo nel registro, tenuto dalla fondazione Bordonicontrollata dal ministero dello Sviluppo economico, per dire che non vuoleessere contattato".

 

Come mai, però, il meccanismo fa acquae chi è iscritto all'elenco riceve ugualmente telefonate sgradite?

"Perché ci sono diversi meccanismi di aggiramento. Ma c'è ancheil caso di quelli che, non avendo un numero in elenchi pubblici, vengonougualmente contattati".

 

Come è possibile?

"C'è un giro di utenze, che riguarda non solo i numeri nonpubblici, ma anche quelli dei cellulari, che difficilmente si trovano negli elenchitelefonici. Ma i ricorsi che riceviamo sono ridotti rispetto alle potenzialiviolazioni delle norme sulla privacy, per scarsa informazione degliutenti".

 

Come arrivano i numeri dei cellulariai call center?

"Di frequente, firmiamo grandi incartamenti in cui sichiede il consenso del trattamento dati anche per scopi commerciali. Si firma,magari per l'acquisto di un telefono, per un contratto di telefonia, senzapensare che quel numero entrerà in un prezioso database sfruttabile, acquisitoda società che li vendono ai call center".

 

I database sono una ricchezza, nelnostro sistema?

"Proprio così. Sono il vero petrolio della società dellacomunicazione. Esiste un mercato dei dati, che vengono spesso carpitiillecitamente e venduti per finalità di promozione commerciale".

 

Che strumenti di intervento sulleviolazioni ha l'Autorità della privacy?

"La legge ci da la possibilità di decidere ispezioni,assegnare sanzioni. Tenga presente che, in un ufficio piccolo come il nostro,sulle 1400 pratiche in lavorazione sono impegnate 6 persone che devonooccuparsi anche di altro".

 

C'è chi segnala telefonate ditelemarketing da numeri privati. C'è difesa?

"Il numero di telefonate cosiddette coperte è elevato. È ilpunto debole della nostra normativa. Ho avanzato, in più audizioni, l'ipotesidi ampliare la responsabilità alle società committenti del telemarketing. Chiaffida la pubblicità ai call center è responsabile con loro delle violazioni.Potrebbe essere un modo per evitare, ad esempio, le telefonate da numeri privatiche rendono difficilmente individuabile la struttura di call center da cui sonopartite le chiamate".

 

Crede che il sistema del registrodelle opposizioni abbia funzionato?

"Anche qui ci sono alcune cose da rivedere. Ne ho parlatocon il presidente della fondazione Bordoni che lo gestisce. Ci incontreremo neiprossimi giorni, per formulare una proposta comune di riforma del sistema. Ilmomento è opportuno, perché a novembre scade la convenzione della fondazionesulla tenuta del registro".

 

Che proposte farete?

"Non vorrei anticiparle, devo prima parlarne con AlessandroLuciano, il presidente della Bordoni".

 

I call center con sede extra europeasono esclusi dai vincoli delle nostre leggi?

"Abbiamo studiato un meccanismo prescrittivo che obbliga icall center non europei a rispettare le nostre norme. Ma, in questo sistema, sinascondono sempre meccanismi illeciti da perseguire. Dovremmo avere maggioristrumenti per intervenire".

 

Che modifiche sarebbero auspicabili?

"Il consenso preventivo, come una volta, risolverebbe unaparte dei problemi. Il meccanismo fino a prova contraria del registro delleopposizioni grava invece sul cittadino".

 

Le intrusioni riguardano soprattutto icellulari?

"Il telefonino è uno strumento più diretto, ma lestatistiche sono alte anche per le utenze domestiche. Il cellulare offre piùvarchi, proprio perché i numeri non sono di solito in registri pubblici e,quindi, non possono essere inseriti nel registro delle opposizioni".

 

I consensi per iscrizioni onlineoffrono altre falle al sistema?

"Il consenso dati dovrebbe essere sempre libero econsapevole. Certe iscrizioni online, sono ai confini della liceità. A volte,sono forme di iscrizione condizionata al consenso del trattamento dati che ècontro legge. È un fronte molto ampio da controllare".

 

Anche Google ha introdotto un sistemache amplia la raccolta di dati personali a scopi commerciali

"Sì, ma abbiamo imposto prescrizioni, che sono stateaccolte dalla società"