In un comunicato pubblicato ieri sul proprio sito, ENEL ha annunciato che dal 1 giungo prossimo non saranno più effettuate chiamate promozionali per convincere gli utenti telefonici alla sottoscrizione dei propri servizi energetici. Sarà contattabile solo chi sia già stato contrattualizzato e le telefonate avranno lo scopo di fornire un’attenzione personalizzata o, previo consenso, di proporre la sottoscrizione ad altri servizi dedicati.
ENEL non ha, dunque, atteso la fine del faticoso iter parlamentare del “ddl concorrenza” (che, nella versione attuale, è stato peraltro censurato dal Garante) per scoprire quali saranno i destini del telemarketing. La multinazionale a partecipazione statale ha semplicemente annusato l’aria che tira e compreso che non conviene insistere nel martellamento di cittadini stufi di essere disturbati in orari poco consoni e per sentirsi proporre servizi che non hanno mai richiesto.
Con questa decisione ENEL, a nostro avviso, ha fatto l’en plein proprio in termini di marketing strategy. Annunciando la volontà di rinunciare – prima inter pares – al telemaketing “selvaggio”, l’azienda ha conquistato articoli su tutti i giornali di oggi. E saranno diversi i consumatori che, appresa la notizia, avranno almeno per un attimo avverito un sentimento di fiducia (il più fertile tra i semi di marketing).
Forse tra qualche tempo lo ricorderemo come un lampo nel buio. Ma più probabilmente, almeno a nostro avviso, potrebbe esser la prima dell’alba di un nuovo giorno. Il segnale di un forte cambiamento in arrivo.
Privacy.it ha sempre suggerito alle aziende proprie assistite che condurre una politica aziendale attiva in tema di privacy può rivelarsi un potente strumento di marketing.
Su un piano generale, gli sforzi che un’impresa ha eseguito verso la data protection compliance possono e devono essere adeguatamente pubblicizzati perché ingenerano fiducia. Oltre a ciò, può essere molto conveniente rinunciare ad specifica una pratica aggressiva oppure studiare l’introduzione di nuove misure di rispetto, sempre comunicando tali scelte al mondo esterno. L’immagine ne trarrà indubbio beneficio.
Il consumatore di oggi è più maturo e consapevole, non è più disposto a cedere per sempre le proprie informazioni e la propria disponibilità in cambio di un qualsiasi sconto. E gli indicatori più recenti dicono che i Millenials sono disposti a regalare le proprie attenzioni sopratutto a chi dimostra pratiche trasparenti, rispettose e intelligenti. La fidelizzazione di domani, dunque, passa dalla fairness di oggi.
Già che siamo in argomento, una nota in chiusura. L’entusiamo per il targeted advertising di qualche anno addietro sta scemando: è percepito come invasivo dagli utenti web e non è remunerativo come si sperava (clicca qui per un esempio significativo). Stiamo a vedere chi, tra i big player della pubblicità, avrà il coraggio di fare per primo una mossa di privacy marketing annunciando la dismissione di attività basate sulla profilazione aggressiva degli utenti internet e social…. e magari lanciando una intelligente campagna di comunicazione a riguardo.