Sembra che il mondo della pubblicità abbia riposto eccessiva fiducia nella profilazione e nella capacità di penetrazione della pubblicità personalizzata.

A partire dal Chief Marketing Officer di Procter & Gamble, che già l’anno passato aveva dichiarato una diminuzione delle attività di targeting via Facebook, è crescente la disillusione rispetto alle previsioni di anni fa. La profilazione, oltre ad essere da alcuni percepita da alcuni utenti come un’invasione di privacy, ha costi molto elevati rispetto ad altri strumenti pubblicitari che raggiungono pari risultati se non superiori.

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