L’USO INDISCRIMINATO DEL NUMERO DELLA PREVIDENZA SOCIALE E’ UNA MINACCIA PER LA PRIVACY — E NON SOLO

John Stevens e la moglie, Mary, hanno "vissuto un inferno" per tre anni — secondo quanto raccontato questa settimana alla sottocommissione parlamentare per la sicurezza sociale

"Abbiamo sempre pagato le fatture regolarmente e non abbiamo mai mancato ad alcuna obbligazione", ha dichiarato al Congresso l’ufficiale dell’aeronautica in pensione, 72 anni, ma tutti i progetti per la loro vita da pensionati sono andati in fumo "quando abbiamo scoperto che i nostri numeri della previdenza sociale[si tratta di un numero che viene assegnato ad ogni cittadino americano per verificare la posizione occupazionale e il versamento dei contributi pensionistici, n.d.r.] ed i nostri nominativi erano stati utilizzati per aprire 33 conti fasulli per un importo totale di 113.000 dollari. Tutto il nostro credito era stato distrutto".

La storia dei tre anni di tormenti subiti da parte di agenzie per la valutazione della solvibilità e istituti bancari (soprattutto a causa del furto del numero di previdenza sociale) può essere moltiplicata per le migliaia di persone che sono state vittime di questa epidemia di "furti di identità" — scatenata dalla vergognosa accettazione da parte del Governo dell’uso del numero di previdenza sociale (di cui dispone ciascuno dei 227 milioni di americani) come una sorta di carta di identità nazionale.

Ma la tessera della previdenza sociale non è mai stata pensata come uno strumento del genere. Scopo del numero di previdenza sociale era quello di consentire di tenere traccia del reddito, in modo che l’amministrazione previdenziale potesse sapere chi aveva diritto al pagamento di pensioni e sussidi di invalidità.

Verso la fine degli anni ’30, la Gestapo di Hitler chiedeva ai tedeschi di "esibire i documenti". Timori di un’analoga deriva totalitaria fecero sì che gli americani, giustamente, chiedessero che sulle nuove tessere fosse riportata con chiarezza la dicitura "Non valido per l’identificazione".

Cedendo alle pressioni di imprese interessate a verificare rapidamente la solvibilità dei clienti, e di burocrati che mettono l’efficienza al di sopra della libertà personale, questa scritta che voleva impedire abusi della privacy è stata cancellata. Un governo federale scriteriato ha permesso che i numeri di previdenza sociale dei cittadini diventassero anche i codici del Medicare (il sistema di assicurazione sanitaria nazionale, ndr), sbandierati in tutti gli studi medici, nelle farmacie e nelle compagnie di assicurazione — e perfino riportati in bella mostra sulle buste della corrispondenza postale.

Con l’avvento del commercio elettronico si sono decuplicati gli sforzi per convincere i cittadini a rivelare il proprio numero di previdenza sociale. Le agenzie di viaggio lo estorcono ai clienti come "prova" frettolosa di identità; le banche negano sistematicamente prestiti a clienti perfettamente solvibili che però osino rifiutare di comunicare il numero che è tanto ambito dai praticanti del "marketing su misura".

Ma un numero non è una persona. Un numero, a differenza di una persona, può essere facilmente sottratto. Quando un numero viene rubato, o quando un impostore compra il vostro numero da un "broker informazionale" ovvero da un’impresa "del settore informazionale" (altrettanti eufemismi che stanno per spioni elettronici), non solo la vostra vita diventa un libro aperto, ma può trasformarsi anche in un inferno kafkiano — come dimostra il racconto dei signori Stevens.

Sapevate che nessuna legge vieta di comprare o rivendere il vostro numero di previdenza sociale senza il vostro consenso? O che nessuna legge scoraggia le imprese dal rifiutarsi di prestare un servizio se non viene loro comunicato il numero che, a quanto afferma il governo, "non può essere utilizzato a fini identificativi"?

Queste incursioni piratesche nella nostra privacy, come pure la tutela contro il furto del proprio buon nome in materia di credito, reclamano un intervento legislativo.

Il presidente della Sottocommissione dinanzi alla quale si svolgono queste audizioni, Clay Shaw dello stato della Florida, afferma che nessuna proposta di legge è in grado di fermare il furto del proprio buon nome, "ma visto che i numeri della previdenza sociale rappresentano spesso la porta di accesso per gli specialisti nel ripulire i clienti e per i ladri di identità, non esiste miglior punto di partenza". Il rappresentante del partito democratico all’interno della commissione, Bob Matsui dello stato di California, mi ha detto di concordare "sulla necessità di fare qualcosa".

I quattro cavalieri della privacy al Congresso hanno presentato varie proposte di legge in tal senso (si tratta di Jerry Kleczka, Jim McDermott, Ed Markey e Ron Paul). Al Senato, Judd Gregg ha evidenziato il caso di un maniaco che, via Internet, aveva utilizzato il numero della previdenza sociale per rintracciare e uccidere una donna nel New Hampshire; Gregg ha presentato un progetto di legge che intende vietare la vendita del numero senza il consenso della persona interessata. L’ispettore generale della previdenza sociale ha dichiarato che "non esiste alcun motivo" di consentire la commercializzazione di informazioni private di questo tipo.

Mi piacerebbe che venisse introdotta la prassi di rivelare pubblicamente il nome di quelle imprese che rifiutano determinate prestazioni unicamente per il rifiuto del cliente di fornire il numero di previdenza sociale. E chiuderei il Federal Parent Locator Service [Servizio federale per la ricerca dei genitori]: è stato creato per uno scopo benefico, ossia rintracciare i dipendenti che si sottraggono all’obbligo di mantenimento nei confronti dei figli, ma è diventato una banca dati nazionale che utilizza i numeri della previdenza sociale per controllare gli spostamenti dei cittadini americani — con rischi per le libertà civili assai più gravi di quelli connessi al fatto di lasciare che qualche genitore faccia il furbo.

Al Congresso, prima di poter votare sulle proposte di legge intese a impedire che il numero della previdenza sociale sia utilizzato come una sorta di carta di identità nazionale, i deputati devono far passare le tessere di voto sotto un rilevatore. E che cosa pensate compaia subito sotto il nome del deputato, su queste tessere? Il numero della previdenza sociale, ovviamente.

(Ndr: articolo pubblicato sull’International Herald Tribune del 12 maggio 2000)