Metti i bit in cassaforte

di Guido Romeo

Pochi se ne sono accorti, ma da qualche giorno la libertà degli europei ha dei confini più stretti. Per rendere più efficace la lotta al terrorismo e al crimine organizzato, il Parlamento di Strasburgo ha stabilito che i dati relativi a comunicazioni telefoniche, sia su rete fissa che mobile, via sms, e-mail e lo scambio di file via internet di tutti i cittadini dei 25 Paesi membri dell'Unione saranno conservati per un periodo minimo di sei mesi e un massimo di 24. La conservazione per tempi più lunghi, come nel caso della Polonia che chiede l'estensione a 15 anni, sarà soggetta all'autorizzazione della Commissione europea.

Non si tratta di vere e proprie forme di intercettazione, perchè il contenuto delle comunicazioni non verrà registrato. Ma per ogni conversazione telefonica, incluse quelle non andate a buon fine, verranno ad esempio conservati i numeri di chi chiama e di chi riceve, l'ora e la durata. La quantità dei dati da gestire sarà enorme e molti già avanzano dubbi non solo sulla reale efficacia della misura ma anche su quanto costerà ai cittadini in termini economici e di minore privacy.

"Il testo definitivo è assai più severo di quello proposto inizialmente - avverte il relatore Alexander Alvaro dei Liberaldemocratici europei, che ha ritirato il proprio nome dalla direttiva 2002/58/EC - e non credo che queste misure saranno molto efficaci perché, soprattutto per le comunicazioni via internet, gli utenti con intenzioni criminali sapranno comunque aggirarle facilmente". In Italia è già obbligatoria la conservazione dei dati delle comunicazioni telefoniche per cinque anni, ma la normativa comunitaria rischia di far ulteriormente aumentare i costi, soprattutto per ciò che riguarda il traffico online.

Stime più precise saranno possibili una volta recepita la direttiva nella normativa nazionale e varati i decreti attuativi, ma le stime britanniche indicano già che i costi potrebbero variare dai due ai 15 milioni di euro l'anno a seconda del numero di utenti che ogni azienda dovrà monitorare. Un onere altissimo, che rischia di ripercuotersi sull'utente appesantendo tutto il sistema economico europeo. "La parte più gravosa potrebbe non essere l'immagazzinamento dei dati, ma la loro gestione - avverte Guido Tripaldi, presidente di Voipex, un consorzio senza scopo di lucro per l'interoperabilità via Ip al quale aderiscono sia compagnie telefoniche che fornitori di servizi Internet - soprattutto perché se questi dati dovranno poter essere utilizzati non solo dalle indagini, ma anche nel corso di un processo penale, bisognerà garantire standard di sicurezza e integrità per tutto il periodo indicato".

"Da un punto di vista tecnologico - prosegue Tripaldi - non è un'operazione impossibile, ma i costi ipotizzabili sono estremamente alti. Oggi, per esempio, nessun operatore telefonico conserva i dati delle chiamate non andate a buon fine perché non è richiesto dalla legge e non producono nessuna fatturazione. Poterlo fare sarebbe certamente utile per rintracciare ad esempio gli squilli di un telefonino che innesca una bomba, come è avvenuto per gli attentati di Madrid, ma richiederebbe l’aggiornamento del software di tutta la catena tecnologica. E senza interrompere il servizio o perdere dati".

Gli operatori si dichiarano ben disposti, ma chiedono regole certe dai decreti attuativi che dovrebbero vedere la luce tra più di un anno. "Per le imprese si tratta di un investimento in tecnologia che rimarrà un costo secco e molto alto. senza nessun ritorno in efficienza", osserva Luca Rossi, responsabile della sicurezza di Fastweb. "Andrebbero perciò previste misure per ammortizzare questi costi, attraverso sgravi fiscali o altro, perché alzare la bolletta del telefono dei consumatori non è sicuramente una scelta possibile".

IL COMMENTO DI STEFANO RODOTÀ

Necessarie le libertà garantite dagli Stati

"Nasce la conservazione di tutte le comunicazioni in tutti i Paesi membri: un cambiamento importante perché pensato per tutelare i cittadini dalle minacce del terrorismo e della criminalità organizzata, ma che nella forma attuale presenta anche molti rischi sia per le libertà individuali che per il mercato dei mezzi di comunicazione" così Stefano Rodotà, ex garante della privacy e grande esperto della materia, commenta il neo-provvedimento approvato la settimana scorsa dal Parlamento europeo. Con gli emendamenti alla direttiva 2002/58/Ec, Strasburgo ha stabilito che i dati relativi ai soggetti delle comunicazioni telefoniche, sia mobile che fisso, via sms, ma anche email e internet dovranno essere conservate per un minimo di sei mesi e fino a un massimo di 24 mesi.

"Non è ancora chiaro come dovrà essere fatta - continua Rodotà -, ma la conservazione dei dati di tutte le comunicazioni potrebbe avere costi altissimi per gli operatori. Il rischio è una distorsione del mercato perché le aziende con maggiori mezzi sosterranno meglio gli oneri relativi a nuovi software e supporti per memorizzare i dati, oneri che invece potrebbero rivelarsi insostenibili per gli attori più piccoli. Dal testo finale è inoltre sparito ogni accenno a un possibile sostegno economico agli operatori da parte dei governi nazionali e ciò significa che, in ultima analisi, i maggiori costi del servizio si trasferiranno sugli utenti".

Quali saranno i rischi per i cittadini?

"La conservazione obbligatoria dei dati è stata concepita per la lotta a "crimini gravi, con particolare attenzione al terrorismo e alla criminalità organizzata", ma una volta che questo genere di dati viene raccolto e conservato è chiaro che molti spingeranno per avervi accesso e perseguire altri tipi di reati". Le major cinematografiche e musicali non hanno del resto mai fatto mistero del loro sostegno a questa iniziativa perché sarebbe un'arma molto efficace nel contenere la pirateria che attraverso internet distribuisce film o musica senza pagare i diritti d'autore. "È importantissimo - avverte Rodotà - che nei prossimi mesi, nei quali la direttiva europea verrà recepita nella normativa nazionale dei singoli Stati, si adotti l'interpretazione più rigorosa possibile per scongiurare il rischio di una distorsione delle sue finalità".

Accanto ai rischi e agli oneri, però, c'è anche il capitolo garanzie. Con l'entrata in vigore di una legislazione europea, infatti, ogni cittadino potrà rivolgersi alla Corte di giustizia europea per tutelare la propria libertà, "ma sono comunque necessario più garanzie, che permettano ad esempio di appellarsi non solo alle autorità competenti, ma anche alla magistratura del proprio Paese. La conservazione degli estremi delle comunicazioni, ma non il loro contenuto, aumenta in realtà i pericoli perché, senza che si possa conoscere il contenuto di una chiamata, chiunque contatti il numero di un indagato rischia di diventare automaticamente un sospettato".

Il lavoro più importante comincia ora e c'è bisogno di un'approfondita discussione a livello nazionale su come attuare queste misure. "Bisogna comunque ricordare - conclude l'ex garante - che i benefici per la sicurezza offerti dalla conservazione dei dati sono stati troppo enfatizzati e non dobbiamo sopravvalutare le possibilità offerte dalla tecnologia a scapito del lavoro di intelligence che, fino a oggi, si è dimostrato assai più efficace nella lotta al terrorismo".

(Ndr: ripreso dall'inserto "Nova24" del Sole 24-Ore del 22 dicembre 2005)