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VIDEOSORVEGLIANZA IN EUROPA: IL PROGETTO "URBANEYE"

Le tecniche di videosorveglianza, la loro diffusione, i possibili rischi e le soluzioni di regolamentazione sono l'oggetto di uno studio comparativo intrapreso da un consorzio coordinato dalla Technical University di Berlino. Lo studio, denominato "UrbanEye" (v. il sito web www.urbaneye.net), intende analizzare l’impiego di dispositivi di videosorveglianza nelle aree pubbliche o accessibili al pubblico, in Europa, valutandone l'impatto sociale e politico per giungere alla definizione di un possibile approccio strategico e regolamentativo. Le attività di studio dovranno concludersi entro il mese di febbraio 2004.

L'iniziativa è finanziata dalla Commissione europea nell'ambito del cosiddetto "V Programma Quadro", ed è realizzata secondo un approccio multidisciplinare. Criminologi, filosofi, sociologi, esperti di scienze politiche di sette Paesi (Austria, Danimarca, Germania, Ungheria, Norvegia, Spagna, Regno Unito) si occuperanno del contesto istituzionale che caratterizza il ricorso alla videosorveglianza, utilizzando tutte le fonti disponibili. Saranno effettuate mappature dei sistemi di videosorveglianza pubblica in alcune aree urbane (Berlino, Budapest, Copenhagen, Londra, Madrid, Vienna), nel tentativo di definire la tipologia di localizzazione e le relative motivazioni. Inoltre, saranno esaminati il funzionamento tecnico di tali sistemi, la loro configurazione spaziale, la prassi di utilizzazione e, naturalmente, gli effetti sociali e politici della videosorveglianza: se ed in che modo essa modifichi i comportamenti criminali e quelli del comune cittadino, e quali ne siano i riflessi sulle politiche di sicurezza e sui diritti civili — con particolare riguardo alla protezione dei dati. Infine, sulla base dei risultati della ricerca il progetto tenterà di individuare possibili sistemi di regolamentazione confrontando e classificando i meccanismi esistenti e definendo, se possibile, "buone prassi".

Fra i primi prodotti del progetto segnaliamo, oltre ad una rassegna della letteratura sull'argomento, una relazione sui sistemi di videosorveglianza nel Regno Unito e due studi sulla videosorveglianza in Norvegia e Danimarca nonché, in particolare, sulla diffusione di dispositivi di videosorveglianza nelle città di Oslo e Copenhagen.

Rispetto al Regno Unito, il Paese con la più elevata concentrazione di impianti di videosorveglianza, i primi dati indicano che la spesa complessiva per l'installazione di tali impianti nel settore pubblico ha raggiunto i 250 milioni di sterline fra il 1992 e il 2002, con risultati contrastanti in termini di riduzione della criminalità. E' emerso, inoltre, che la percezione pubblica (anche attraverso i media) dell'impiego di videosorveglianza è contraddittoria — nel senso che la videosorveglianza utilizzata per sorvegliare "gli altri" (ladri, rapinatori, scippatori) è vista come positiva, mentre la videosorveglianza utilizzata per sorvegliare "noi" (traffico, lavoratori) è negativa. Va segnalato, comunque, che l'Autorità del Regno Unito per la protezione dei dati ha elaborato (nel 2000) un codice di condotta per l’impiego di dispositivi di videosorveglianza in aree pubbliche o accessibili al pubblico (disponibile all'indirizzo http://www.dataprotection.gov.uk/dpr/dpdoc.nsf).

Interessanti anche alcune osservazioni ricavabili dai due rapporti su Norvegia e Danimarca, Paesi molto simili in termini di struttura sociale, lingua e riferimenti culturali, nei quali esistono però differenze in termini di regolamentazione e utilizzazione di dispositivi di videosorveglianza. Gli autori mettono in evidenza che tali differenze sono reali, anche se riguardano i settori nei quali è maggiormente diffusa l'utilizzazione della videosorveglianza più che la natura più o meno restrittiva dell'approccio a questo tema. Di fatto, in Danimarca si tende a privilegiare il consenso e il dibattito pubblico rispetto all'uso della videosorveglianza, mentre in Norvegia l'approccio sembra essere più di tipo precettivo. Tuttavia, in entrambi i Paesi la percezione pubblica della videosorveglianza tendenzialmente non è negativa — per quanto la maggiore sensibilizzazione dell'opinione pubblica in Danimarca, dovuta anche all'attenzione dei media, abbia fatto rilevare agli studiosi un atteggiamento più critico e meno "passivo" da parte del pubblico.

Ulteriori dati relativi altri Paesi considerati nello studio dovrebbero essere pubblicati entro la primavera del 2003.